27 giugno 2010

Altro da me

Vorrei schiacciare le zanzare mentre pungono le persone. Paf, sonoramente, tra il collo e la scapola del ragazzo in coda per la birra davanti a me, sul ginocchio di quella che fuma appoggiata ad un furgone. "Grazie". "Non c'è di che". E la serata continuerebbe. Invece a Milano, ma forse anche in altri agglomerati urbani, è richiesto un certo tipo di intimità, per schiacciarsi reciprocamente le zanzare. Quindi serro le labbra strette, e resto ferma a osservare quel quadratino di pelle anonima. E mi sento un po' in colpa.
Un' altra cosa che non posso fare è scoprire come finiscono i tatuaggi degli sconosciuti. Sollevare le maniche delle loro magliette per vedere di che colore sono i capelli della pin-up, o quanti garofani può contenere una spalla. Mi passano accanto gesticolando nel caldo, alzando le braccia per chiamare qualcuno, e io piego la testa di lato, inarco leggermente la schiena per avere la visuale migliore del disegno che indossano. Poi faccio finta di niente, continuo a parlare.
Le relazioni interpersonali sono sempre complesse.

17 giugno 2010

Piove, governo ladro

Insomma, il punto di tutta la faccenda è che i leghisti non vogliono il brutto tempo. Dice Zaia che è proprio assurdo, che le previsioni metereologiche diano "pioggia" in Veneto. E a metà Giugno poi! Quando lo sanno tutti che in estate non piove - tuona il presidente della regione (come la nuvola sopra di lui prima che scoppi il diluvio). Dare un'immagine distorta della Val Padana, rappresentandola come una landa piovosa e piena di nebbia, è palesemente un complotto contro la Lega, una manovra dei metereologi romani che vogliono distruggere il turismo del nord Italia. Qualcuno prova ad insinuare che, forse, gli conveniva andare a fare i federalisti in Puglia, in cui pare esserci un ottimo clima, o ancora meglio in Sud Africa (sembra però che anche lì ogni tanto piova - sostengono quelli che seguono i Mondiali). Ma i leghisti sono affezionati alla linea deliziosamente retta del Po (anche se il figlio del loro leader in carica non è mai riuscito a risolvere l'esercizio di geometria della terza prova) e al Rubicone non hanno neanche intezione di arrivarci. A niente sono servite le ballate in milanese che raccontano di giovanotti innamorati che nella nebbia vanno a sbattere contro i pali dei lampioni: la pioggia è utile solo al riso. E il riso, si sa, è roba da cinesi.

8 giugno 2010

The cave

“Sto imparando a bere il vino rosso, sapete?”
Giulia lo dice a voce bassa, con lo sguardo perso verso la superficie del tavolo. Come se non stesse parlando con Ernesto e Francesca ma con i due ippopotami di plastica con cui stanno giocando. Sono due, uno giallo e uno rosa, che tentano di rubarsi a vicenda delle palline colorate con le loro bocche meccaniche. Ernesto e Francesca azionano velocemente le molle, con i nervi dei polsi tesi e le spalle incurvate in avanti. Ernesto si distrae, guarda Giulia che parla stringendo una bottiglia di Coca cola.
“Non stai imparando a bere il vino”, le dice.
Francesca salta giù dalla sedia con un gridolino di vittoria, accennando dei movimenti di bacino che vorrebbero significare compiacimento. Ha vinto, di nuovo. Poi scoppia in lacrime, di nuovo. È la terza partita che vince e la seconda volta che si mette a piangere da quando è tornata a casa dal lavoro. Giulia ed Ernesto si voltano verso di lei, serrano contemporaneamente le labbra.
“Scendiamo a bere”.
Prendono due birre. Giulia ha ancora tra le mani la Coca cola. Entrano in silenzio in ascensore, Francesca ha smesso di piangere e ha tutto il mascara colato attorno agli occhi che la fa sembrare un panda stupito. Il loro appartamento è al quinto piano, cominciano a bere in silenzio. Arrivati al piano terra restano dentro, continuano a bere, Giulia ed Ernesto seduti per terra, con le spalle appoggiate contro la tappezzeria stinta delle pareti, Francesca resta in piedi e ogni tanto si guarda nello specchio. Non si parlano. Quando le bottiglie sono vuote Francesca schiaccia il numero cinque. L’ascensore si rimette in moto con uno strattone.