20 agosto 2009

Not alone (yet)

"Lo sai cosa penso?"
"No."
"Penso che tutti, una volta nella vita, dovrebbero poter far vivere un oggetto inanimato e farselo amico."
Urge una pausa di riflessione. Dovrei incoraggiarlo?
"Per esempio?" chiedo impensierito.
"Non so, un'arancia."
Si gratta il mento, come fa tutte le volte che rimugina questo genere di pensieri.
"O un martello."

(D. Eggers - L'opera struggente di un formidabile genio)

4 agosto 2009

Jusqu'ici, tout va bien.

Federica ha i capelli biondi, lunghissimi. Sono lisci, ma lisci finti, lisci di piastra, che è uno strano oggetto oblungo in ceramica, una sorta di maquillage per capelli. Ha con se una borsa di Chanel, originale, di sua nonna perchè adesso ipotecando un rene riuscirebbe a comprarne solo un manico, fucsia. E sta bene, il fucsia risalta sul vestito nero. Federica è nera e fucsia, un po' bionda e accanto a lei ci sono io. Guardiamo tutte e due verso l'alto, abbiamo il collo piegato all'indietro e la bocca semiaperta come delle foche stupide che aspettano una sardina. C'è stato uno scoppio, all'ultimo piano di quel palazzo all'angolo. I pompieri e la polizia sono davanti al portone da circa mezz'ora, non riescono ad aprirlo. E' ridicolo che non riescano ad entrare in una casa, sono tantissimi e si guardano tra loro un po' imbarazzati, quasi scusandosi con la folla. Federica aspetta il morto, io la strage di stato. Non ci saranno nè l'uno nè l'altra. Anche se il morto sarebbe più plausibile, di venerdì sera in un condominio senza nome. Siamo atroci. Io e Federica. Legate a coppie di mezz'età e adolescenti in vacanza dalla stessa morbosa attenzione per qualcosa che ci riguarda sicuramente meno della presenza di altre forme di vita nell'universo o dell'estinzione della mantide religiosa (che tuttavia mi auguro avvenga presto). Poco prima abbiamo chiesto a dei giornalisti cosa stesse succedendo. Non lo sapevano. Erano lì per fotografare minorenni ubriachi. Da stasera è vietata la vendita di alcolici ai minori di sedici anni, ci hanno detto. Una fetta di liceali sbronze in meno, niente di particolarmente drammatico, insomma. Hanno fotografato Federica mentre teneva in mano una birra, chiedendole di dimostrare cinque anni di meno. Lei ha sorriso dimostrando cinque anni di meno. E poi ci siamo trovate a guardare verso l'alto un punto imprecisato, da dove ipotizzavamo potesse essere venuto lo scoppio. Aspettiamo che succeda qualcosa. Qualsiasi cosa. Che una finestra si spalanchi e un chitarrista ubriaco compaia sul cornicione urlando "Sono il re del mondo" prima di gettarsi tra il pubblico in delirio, ad esempio. Oppure che dal tetto una vecchina circondata da gatti rossi maledica in una lingua arcaica i pompieri, travolti dal loro stesso camion trasformatosi in un robot dalle fattezze umane. Poi guardo le persone intorno a noi, così tristi da togliere il fiato. E' tutto così triste da togliere il fiato. Siamo atroci. Io e Federica. E fa caldo, incredibilmente. "Andiamo via", le dico. Agosto fa schifo.